Questo evento si è concluso il 11 aprile 2020 12:00 CEST

Torna il MelaDay con il GelsoDay

IL GIORNO DELLE MELE...ANTICHE


dal 10/mar/2020 ore 09:00 (UTC +01:00)
al 11/apr/2020 ore 12:00 (UTC +02:00)

Quando

dal 10/mar/2020 ore 09:00 (UTC +01:00)
al 11/apr/2020 ore 12:00 (UTC +02:00)

Descrizione

La Condotta Slow Food con la Comunità della Zucca di Rocchetta in ottemperanza alle indicazioni previste per cercare di arginare la trasmissione del Coronavirus ed evitare il rischio di pandemia. ha deciso l'annullamento dell'evento MelaDay e GelsoDay in programma al Mercato della Terra di Cairo M.tte , Sabato 14 Marzo (Mercato della Terra anch’esso annullato)

E’ stata una decisione sofferta che danneggia i produttori che vivono della loro attività e l’investimento per il progetto di difesa della biodiversità sostenuto dalla Condotta Slow Food, ma in questo particolare momento è prevalso il doveroso senso civico per il bene collettivo.

In merito all’evento MelaDay e GelsoDay, ovvero l’iniziativa di offrire l’adozione di piantine di melo innestate con le 22 varietà antiche su portainnesti MM111, nonché piantine di Gelso, articoli già reperiti e pronti, si informa che sia per chi li aveva già prenotati, che per chi aveva e ha intenzione di adottarli è possibile concordare tempi e modalità di ritiro contattando il n° 347 5946213.

Sul sito e pagine FB della condotta . http://www.slowfoodvallidellabormida.it/ sono pubblicate le schede pomologiche delle varietà per la scelta dell’innesto.

E’ possibile scrivere a [email protected] per info e prenotazioni.

RE-STIAMO A CASA e per guardare al futuro con ottimismo adottiamo le antiche varietà di mele delle Valli della Bormida e del Gelso

la giornata delle mele antiche.

Con la decima edizione che si  DOVEVA svolgere sabato 14 Marzo 2020, il progetto giunge a conclusione avendo raggiuto l’obiettivo di riportare nei comuni della Valle Bormida ma non solo oltre 4000 nuove piante di melo innestate con le 21 varietà selezionate nel corso degli anni.

Questo obiettivo è stato di gran lunga infatti già con il Mela Day 2019 le piantine di melo adottate in solo in Valle Bormida sono state 2352.

A questi dati vanno aggiunte le “marze” che nel corso degli anni molti soggetti hanno ritirato per procedere all’innesto su propri meli ( ca 800)

doveva essere presentato un report a consuntivo che vede la suddivisione fra i comuni dei melocustodi (il numero delle piantine adottate sul territorio di oltre 71 comuni non solo liguri.) con una mostra delle Schede pomologiche delle varietà protagoniste del Mela Day.

Celebreremo questo 10° anniversario anche con la possibilità di adottare una o più piantine di antiche varietà di mele delle valli della Bormida innestate su portainnesti MM111dalle radici ben sviluppate, resistente alla sicità e poco esigente nella coltivazione con una buona resistenza agli afidi . Non teme il vento anche se la pianta raggiunge una bella dimensione.

Ma questo evento sarà anche il battesimo di un nuovo e appassionante progetto di difesa della biodiversità lanciato da Slow Food.

La biodiversità è la ricchezza della vita e la varietà delle forme viventi nel nostro caso il Gelso. L'estinzione è un fatto naturale, che si è sempre verificato nella storia della Terra determinando la perdita di linguaggi, usi e costumi, arti e tradizioni comportando un impoverimento notevole dei saperi e dei sapori.

Lo abbiamo chiamato Gelso Day, mutuando l’esperienza positiva del recupero delle antiche varietà di mele.

Con i Gelsi stanno scomparendo pezzi della nostra storia! Degli usi e costumi dei nostri nonni e nonne.

Proporremo per iniziare , di adottare piantine Gelso nero (Morus nigra) e Gelso bianco (Morus alba) avviando nel contempo un censimento dei Gelsi ancora presenti e fra questi alcuni esemplari ultracentenari.

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Note storiche sui Gelsi e sulla bachicoltura in Val Bormida

A cura di Alessandro Marenco*

Gelso e baco da seta sono indissolubili. La bachicoltura pare sia nata in Cina da tempi immemorabili. Fin da subito fu chiaro ai detentori dell’arte serica quanto fosse necessario mantenere il segreto. Anche gli antichi romani conoscevano la seta, ma non ne conoscevano la tecnologia.

Non per niente la via di comunicazione più antica, tra la Cina e l’Europa è detta ancora oggi: “Via della seta”.

Pare che siano stati alcuni monaci a sottrarre qualche baco e portarlo a Costantinopoli, intorno al VI secolo d.c. e da lì poi si sarebbero diffusi, insieme alla tecnologia, per tutto il continente.

Il settentrione d’Italia ha dato i terreni e le condizioni migliori per sviluppare la produzione e il commercio della miglior seta.

Il declino della seta e dunque del gelso, indispensabile per allevare i bachi, inizia tra le due guerre e si conclude con l’arrivo delle fibre sintetiche.

Oggi, con la riscoperta del naturale e del biologico, si è risvegliato un interesse sempre più forte per una produzione che ha grandi potenzialità di sviluppo, senza avere un grave impatto sull’ambiente, portando arricchimento del territorio con la biodiversità e la partecipazione attiva in pratiche colturali e dunque culturali.

L’allevamento del baco ha lasciato alcuni detti che val la pena ricordare. In dialetto: Se i bigatti fan ben, as mariuma l’an chi ven, che vuol dire: “Se i bachi da seta renderanno sufficientemente, l’anno prossimo ci sposiamo”. Quasi come una promessa di matrimonio che il moroso fa alla morosa, o alla sua famiglia, per rassicurare, e dire che se le cose vanno bene si possono intraprendere progetti importanti. Tutto dipende da come andrà quell’investimento, quanto frutteranno i bachi da seta.

Alla fine dell’Ottocento, il celebre agronomo Giuseppe Antonio Ottavi, sosteneva in un suo scritto che un gelso con i bachi valeva quanto una vacca. Consideriamo anche che il gelso, oltre alla foglia per il baco, dona delle ottime more (bianche o nere) e un poco di rami di potatura.

Le nostre nonne erano incaricate di far schiudere i bachi, e dunque di mantenerli in un luogo sicuro e al caldo. Quindi ponevano la bustina con le uova in seno, ben protetti e a temperatura costante.

Si usa dire ad un lavorante sfaccendato: “Dormi della quarta”, o “Dormi della grossa” proprio perché questa è una peculiarità dei bachi da seta, che s’inerpicano sui rami disposti a spalliera sulle lettiere e dormono per ben quattro volte, una per ogni muta, finendo appunto con l’imbozzolamento.

Primo Levi, nel racconto “Idrogeno”, presente in “Il sistema periodico”, riporta una consuetudine dei contadini del Piemonte settentrionale, allevatori di bachi e coltivatori di gelsi: quando il baco era gonfio di seta e pronto a imbozzolarsi, veniva brutalmente spezzato in due. Dai due tronconi così divisi si generava un filo di seta grosso e resistente che veniva utilizzato dai pescatori come ottima lenza.

Questa è più una suggestione, diciamo un argomento da approfondire, un ambito di ricerca…

A Saliceto ci sono gli affreschi di Sant’Agostino, databili intorno alla fine del Quattrocento. In una scena in particolare vediamo un uomo chino sulla Bormida, pescare con la canna.

Niente di strano, se non fosse che nel Quattrocento (e per qualche secolo ancora) non erano ancora apparse quelle fibre sintetiche così appropriate per pescare a canna. Dunque c’è una possibilità che quello di Saliceto sia (oltre a una delle prime rappresentazioni di un pescatore con la sua canna) un coltivatore di bachi che sfrutta la seta come lenza. Ipotesi sostenuta anche dalla presenza, alle sue spalle, di una coltivazione di gelsi.

Chabrol sostiene che la bachicoltura sia giunta in Piemonte nel XII secolo. I gelsi servono da confine tra le proprietà. I più grandi arrivano a produrre 6 q.li di foglie.

Si propaga per talea o da seme. Dopo la raccolta delle foglie la pianta va potata.

150 kg di foglie di gelso forniscono 100 kg di bozzoli (proporzione variabile secondo le annate). Nel circondario di Montenotte (che comprendeva Acqui, Ceva, Savona e Porto Maurizio) si producevano (a fine Settecento, nel momento migliore) circa 500 tonnellate di bozzoli.

La rendita e la qualità della produzione dei bozzoli dipende essenzialmente dalla qualità delle foglie di gelso che vengono somministrate. I danni maggiori sono causati dalla variazione improvvisa della temperatura: tanto il freddo che il caldo sono nemici del baco. Si dice che basti un tuono molto forte a far smettere di filare i bachi.

  • Alessandro Marenco, Scrittore, ha lavorato nell'industria chimica. Ha scritto romanzi e brevi saggi di storia locale, con un interesse particolare per la storia dell'alimentazione, la storia della scuola, la storia dell'agricoltura.

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