Questo evento si è concluso il 08 aprile 2017 12:30 CEST

Alla riscoperta del
Moco delle Valli della Bormida

Distribuzione semi e degustazione farinata di Moco


sabato 08/apr/2017 dalle 09:30 alle 12:30 (UTC +02:00)

Piazza della Vittoria, 17014 Cairo Montenotte SV, Italia

Quando

sabato 08/apr/2017 dalle 09:30 alle 12:30 (UTC +02:00)

Dove

Piazza della Vittoria, 17014 Cairo Montenotte SV, Italia

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Descrizione

Il “Moco”

delle Valli della Bormida

La storia di questo legume e del progetto di riscoperta per la difesa della biodiversità era già stata oggetto di una puntata su RAI 3 Liguria lo scorso anno ma non sono in molti a conoscerlo e in particolare la sua storia e del perché ha assunto il nome del moco delle valli della Bormida.

Lo scorso anno è stato portato (macinato a pietra dall’AZ.Moretti) alla gara fra regioni su RAI 1 da Quintilio. Tutto è iniziato alcuni anni fa nel contesto dell’impegno di Slow Food nella difesa della biodiversità, in

particolare salvaguardando prodotti che appartengono alla cultura, alla storia e alle tradizioni di tutto il pianeta che è patrimonio straordinario da salvaguardare.

Così dopo l’esperienza positiva con la Zucca di Rocchetta avviata nel 2005, del MelaDay del 2011 si è pensato di mutuare quelle esperienze con il “moco”.

Il moco è un legume antichissimo veniva consumato già nella Valle della Bormida dall’età del bronzo (2000 a.c.) da sempre considerato "alimento povero".

Il seme, diverso per ogni tipo di pianta e dall’aspetto simile a un sassolino, cresce soprattutto su terreni poveri e in condizioni difficili, resiste alla siccità e alle basse temperature; abbandonato poiché richiedeva una grossa mole di lavoro manuale, oggi grazie al progetto di Slow Food sta ritornando sulle tavole (vedi progetto riscopriamo il moco delle valli del Bormida) per valorizzarne la biodiversità vegetale e ambientale e per tutelarla come alimento tipico della dieta contadina del passato.

Questo legume era coltivato sicuramente in Val Bormida alla fine del 1800 ( tracce fino al 1942) e la coltivazione era diffusa in molti comuni della Valle in particolare sulle alture di Cairo M.tte ,e a Cengio frazione Rocchetta, infatti fra gli appellativi in uso negli anni 30/40 nei confronti degli abitanti della frazione di Rocchetta vi era “ cui ed rucchetta mangia mochi”

Il riferimento era evidente, i Rocchettesi venivano chiamati “mangia mochi”, proprio per la diffusa coltivazione e consumo di questo legume, abbandonato nel periodo dopo la 2° guerra.

Testimonianze di anziani riportano come proprio negli anni di maggior carestia veniva coltivato questo legume che non richiedeva particolari cure e cresceva in terreni poveri, proprio sul tufo, recentemente anche altri valbormidesi, dopo la pubblicazione della notizia sul moco, ricordano bene come questo legume fosse coltivato, anzi abbiamo testimonianze che veniva dagli allora bambini e ragazzi “al pascolo” mangiato crudo ancora verde , liberato dal baccello.

Quindi sul fatto che il “moco” fosse un prodotto coltivato nei comuni della Valle Bormida, non vi sono dubbi.

Le ricerche hanno portato a ritenere che il nostro Moco è una varietà di Cicerchia (Lathyrus sativus) una specie autoctona originaria del bacino del Mediterraneo, dotata di notevole rusticità e resistenza

al secco, spesso destinata a terreni poveri e in alcuni testi di agraria troviamo appunto anche il termine Moco associato alla Lathyrus cicera.

Carmelo Prestipino ha di recente segnalato che la Lathyrus cicera era presente in Valle Bormida già all’Eta del Bronzo ( secondo millennio a.c.) nel libro "Bric Tana e Valle dei Tre Re" a p. 75, che dice testualmente: "Oltre ai cereali, fra cui almeno due forme diverse di frumento, orzo e miglio/panico, erano coltivate le leguminose, fra cui certamente la fava e la Lathyrus cicera. "

Sergio Rossi “il cucinosofo” ha trovato il termine “moco” nell’ Archivio di Stato di Genova Repubblica Ligure 610

Cartella 11, Giurisdizione dei Monti Liguri Occidentali

Albera (ValBorbera n.d.a. dedotto dai torrenti descritti come del territorio)

“I prodotti di questo territorio sono diverse qualità di grani, come formento, melica, veccia, lentigia,

mocheti, ceci…” Pagliaro (vicino a Dernice, sempre in questa zona n.d.a.) mochetti

Roccaforte (sempre in questa zona n.d.a.) mochi.

È un legume molto salutare, tuttora utilizzato in Egitto e in Oriente e nel centro sud d’Italia

Ricco di proteine ed amidi, vitamina B1, B2, e PP, molto calcio, fosforo, fibra alimentare, viene consigliato come per la cicerchia in oligoterapia nutrizionale, nei disturbi della memoria, di affaticamento cerebrale, astenia generale, negli studenti, e negli anziani.

Ovviamente un consumo eccessivo ( mochi a colazione, pranzo e cena tutti i giorni) potrebbe determinare criticità in quanto alcune specie contengono latirina, una neurotossina considerata la causa del latirismo, una malattia neurodegenerativa che in passato, quando il seme della moco costituiva la fonte esclusiva o principale di nutrimento per lunghi periodi, causava disturbi. ( per estrema sicurezza i semi del nostro moco, vengono messi a bagno 24 ore prima della cottura cambiando l’acqua)

In sintesi:

Con il progetto “riscopriamo Il “moco” delle Valli della Bormida vogliamo coniugare la riscoperta di sapori perduti alla concreta possibilità di sviluppare una coltivazione nella valle in grado di diventare un veicolo promozionale e produttivo con ricadute positive alla economia locale.

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